Festival di Roma 2015: Angry Indian Goddesses

Festival di Roma 2015: Angry Indian Goddesses

Le cose che vediamo in quadro sono tante e ci vengono raccontate con raziocinio e autorialità. A volte la citazione emerge e ritroviamo atmosfere di una cinematografia lontana dai canoni occidentali. Passato l’attimo si torna alla storia, alle problematiche e alle sorprese che destano attenzione e non risultano banali.

Cinque belle donne della classe agiata indiana si ritrovano in campagna per festeggiare un matrimonio. Sono emancipate, legate sin dall’infanzia e soffrono la situazione generale del loro paese, in cui la condizione dell’essere donna viene schiacciata dal potere maschile a trecentosessanta gradi. Ma ora è il tempo di fare baldoria e fregarsene di tutto il resto. Le nostre sembrano riuscirci ma lentamente tutto il contesto inizia a risucchiarle portando in dote tragedia e definitiva presa di coscienza riguardo ad una situazione divenuta insostenibile.

La prima parte di film ci presenta il mondo lavorativo delle cinque donne facendo emergere il loro lato indipendente in una società “malata” e arretrata in materia di costumi. Il montaggio alternato, veloce e fresco, certifica il tema del matrimonio coordinando un’atmosfera gioviale in cui ci sono anche versanti per citare il linguaggio di Bollywood in chiave ironica. La regia tuttavia ha una forte marca autoriale, con i primi piani, il gioco sui dettagli e sequenze ansiogene, di fatto nell’ultima mezz’ora, costruite con grande maestria e che donano uno stile godibile e ragionato. Alcune lacune di sceneggiatura, prettamente sul versante di alcuni snodi drammaturgici frettolosamente risolti, si possono perdonare visto che in un’ora mezza di film accadono tante cose e con molti colpi di scena. Il regista è inoltre esperto a giocare con gli spazi, da qui il focolare domestico che diventa luogo della poesia, dell’amicizia e dell’amore mentre la spiaggia e la foresta sono i personaggi minacciosi, dove si aggirano le “fiere” pronte a colpire.

Un film di livello, che ha già conquistato il mercato indiano e che si inserisce in un solco metodologico che vuole riconfigurare, rimettere in discussione totalmente i canoni di Bollywood. L’operazione riesce sia in termini di linguaggio cinematografico sia sul versante della lettura tematica.

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