Gigolò per caso

Gigolò per caso

La crisi è un demone che ha attaccato anche l’America, in questo caso New York. Sono passati pochi giorni dalla storica chiusura della libreria Rizzoli nel centro di Manhattan, in cui il cinema yankee ha creato ottime fette di immaginario tra amori che nascono, libri che attraggono e mogani che avvolgono; questa storia ha la stessa matrice embrionale, tuttavia ci racconta l’insicurezza del presente e l’incertezza verso il futuro in chiave comica, andando a toccare ciò che più affascina la mente umana: l’eros.

Il povero Fioravante sta per chiudere la sua libreria mentre il suo amico storico, Murray, che non se la passa neanche lui tanto bene, gli propone un ménage à trois con due donne dell’alta borghesia che pagano bene. Il primo accetta titubante, salvo poi entrare, apprezzare il meccanismo. Intanto entra in gioco una terza donna, un’ebrea vedova di un importante Rabbino, che resta affascinata dai modi e dal volto di Fioravante e sembrerebbe sfuggire alla claustrofobica comunità chassidica. In tempi di crisi tutto è possibile ma gli “estremi” di questi personaggi aggrediranno l’incertezza ritrovando un sano, prevedibile equilibrio.

Siamo in un gioco delle parti dosato con ottima sceneggiatura, regia classicamente apprezzabile e montaggio lineare. Da un lato il braccio, di fatto l’uomo di mezz’età ancora forte e affascinante, Fioravante, interpretato dal regista John Turturro, dall’altro lato la mente, quindi l’uomo saggio e infingardo, Murray, interpretato da Woody Allen. In una New York soleggiata e che rimbalza tra appartamenti lussuosi, l’alcova delle borghesi, e strade israelitiche, lo spazio della vedova, il campo – controcampo tra i due uomini è base, cuore e vertice della narrazione. I toni, nonostante ci siano “segnali di resa” nella scelta di Fioravante, sono sempre ironici e accomodanti e riescono a garantire una lieta esperienza allo spettatore.

Il ritmo tuttavia è orizzontale, non c’è da aspettarsi sbalorditive ed emozionanti derive nella partitura di Turturro, nonostante il nostro cerchi di ravvivare il tempo diegetico creando una doppia linea narrativa nella storia con la vedova, quest’ultima oggetto del desiderio anche del poliziotto ebreo del quartiere. Ci restano, e non è poco, le battute di Murray, la fluidità di racconto e l’ottima metafora della paura, personale e collettiva, della società americana mediante il tema erotico.

 

 

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