I sogni segreti di Walter Mitty

I sogni segreti di Walter Mitty

Rapportarsi alla vita è sempre un gioco con il tempo e con lo spazio. Qui l’esperienza del protagonista dovrebbe indicare un percorso longitudinalmente stabilito e granitico, in un preciso luogo e con coordinate che sono meccanismo, routine. Piomba tuttavia la fantasia ed ecco che il punto di vista del nostro non si allunga viceversa si allarga lasciando durante il percorso delicate omeomerie sul senso della vita e sul valore di un’immagine; è il negativo di una pellicola a ristabilire una nuova e lieta presa di coscienza.

Walter Mitty è un uomo sulla cinquantina che da tre decadi lavora nei sotterranei della storica rivista Life, come curatore e montatore di negativi fotografici. Abituato a vivere con e per le immagini, la sua cristallina sensibilità lo porta ad avere una grande fantasia, che lo blocca paradossalmente nel rapporto con il mondo circostante. Per questo motivo cerca un contatto con la collega Cheryl attraverso un sito per incontri oppure non ha mai conosciuto il collega – free lance Sean O’Connel. Quest’ultimo stima molto il suo lavoro e gli invia l’importante negativo n.25, di fatto l’ultima copertina prima che la rivista passi al web abbandonando per sempre il cartaceo. Il negativo però non si trova e Walter, con la sua fantasia e le sue paure, dovrà affrontare un lungo viaggio per rincorrere Sean e maturare.

Siamo scortati da un unico personaggio che sin dalle prime sequenze propone un percorso di vita decodificato: la casa in stile Ikea, il percorso verso il luogo di lavoro e i continui contenitori dei negativi metaforizzanti un’esistenza a blocchi. Dentro i contenitori ci sono tuttavia possibili immagini ed ecco che siamo aggrediti dalla fantasia di Walter, il suo estraniarsi dalla realtà per rincorrere le proprie emozioni. Da qui il suo essere alpinista che salva l’amata Cheryl o la battaglia in stile Spider Man con l’incompetente boss a lavoro in un gioco tra stasi e movimento che ha come genesi e approdo il volto in primo piano del protagonista. Lo snodo drammaturgico diventa il negativo da recuperare, vero macguffin che innesca il viaggio a doppio binario di Walter.

Il montaggio formale, come ad esempio la pellicola che si tramuta in fontana davanti agli uffici della Life, delle prime sequenze ci fa comprendere solitudine e salvezza del personaggio. Poi entriamo nel doppio binario di significazione con la realtà e la fantasia che fluidificano la narrazione e accompagnano la poesia di un personaggio unico, geniale nel suo incedere. Walter è il cinema stesso, ricrea il reale e ci fa condividere le sue paure, nevrosi. Il genere è quello della commedia, tuttavia i toni sono spesso riflessivi, malinconici in un mondo dichiaratamente di passaggio.

Il passaggio dall’analogico al digitale, il passaggio dal reale al virtuale, il passaggio dalla sala cinematografica a schermi sempre più ridotti, il passaggio da una lettera incisa su carta al click sulla tastiera di un computer diventano le tematiche di un film di grande spessore e struttura. In un mondo dove tutti diventiamo qualcosa.com, ben venga questo personaggio che ci dà la possibilità non solo di evadere ma anche di riflettere sul carnevale visuale della nostra esistenza.

 

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