Intervista a Claudia Vismara: i The Pills, i Media e la generazione dei trentenni

Intervista a Claudia Vismara: i The Pills, i Media e la generazione dei trentenni

Lo scriveva Giovanni Sartori più di quindici anni fa, ma forse ancora non ne prendiamo coscienza: siamo nell’epoca dell’Homo Videns. Spalmati felicemente su schermi, che riproducono la realtà, video-viviamo in ogni angolo del nostro spazio tra internet, televisione e cinema in una regressione dettata, come direbbe Baudrillard, dalla virulenza delle immagini. Il processo è inesorabile e in questa finta democrazia del sapere ritroviamo, ciclicamente, sempre gli stessi slogan, le stesse facce, gli stessi personaggi, in un continuo ripetersi che non è altro che regressione cognitiva. Per difenderci dobbiamo inserire un muro, andarci a trovare delle isole interattive per conto nostro senza essere fagocitati dalla capillare struttura del villaggio globale.

La difesa in questo caso diventa una chiacchierata con l’attrice milanese Claudia Vismara; ventisette anni, bellezza mitteleuropea, quasi ci trovassimo di fronte ad una donna dell’epoca risorgimentale, che ci riporta ai colori e alle atmosfere dei Macchiaioli, la Vismara inizia con il teatro per poi abbracciare il cinema e la televisione. Nella sua backstory c’è Shakesperare e Tasso, Jarry e Beckett, con un approccio sempre sperimentale e innovativo. Sul piccolo schermo la vediamo in molte fiction tra cui Un medico in famiglia 9, Don Matteo, A un passo dal cielo. Ma se dovessimo stilare una linea specialissima che la sta facendo interagire con la fruizione, ecco che verrebbe subito in mente l’episodio “The Game – A love story” (più di 490mila visualizzazioni su YouTube) del fortunato trio “The Pills”, i quasi trentenni romani che si sono inventati una serie dissacrante e citazionistica facendo impazzire il web. In questo episodio Claudia interpreta una ragazza che conosce uno dei protagonisti, Luca, in un locale;  tra i due nasce una fascinazione gestita a colpi di musica pop e desiderio che li porterà a un finale inaspettato e divertente, in perfetto stile “The Pills”.

Da questo step, in cui sono evidenti le capacità espressive dell’attrice, la Vismara ha abbracciato una meritata notorietà nel mondo del web apprestandosi a continuare su questa linea e non dimenticando ovviamente i progetti in televisione e al cinema. L’ho incontrata in un caffè di Roma per parlare della sua carriera, delle sue passioni e dei suoi progetti.

Lavori in televisione, cinema, teatro e su internet. Qual è, per ognuno di questi contenitori, il tuo spettatore ideale?

Partendo dal fatto che mi piacerebbe molto continuare a lavorare per il cinema e le serie televisive, vorrei sempre rivolgermi a un soggetto giovane. Soprattutto per il cinema e per il web il mio spettatore ideale dovrebbe essere veloce a livello di comprensione, capace di decodificare il linguaggio senza bisogno di troppe spiegazioni anche se in televisione ciò è impossibile visto che la narrazione è il più delle volte eccessivamente didascalica. A teatro viceversa mi emoziona lo spettatore che ama la sperimentazione, che si allontana dal gusto esclusivo per i codici classici e viceversa è curioso per impianti scenici particolari e per ol concetto di scoperta.

Il tuo metodo di lavoro?

Ho frequentato molti corsi di recitazione però all’inizio non avevo una vera e definita metodologia. Poi ho appreso il metodo Stanislavskij che mi ha donato una base da cui attingere continuamente. A dir la verità non lo seguo pedissequamente, prendo qualcosa da tutte le esperienze di studio che ho fatto e realizzo un bel minestrone sia che si tratti di teatro piuttosto che cinema. Parto prima da me stessa e poi vado all’esterno.

E con l’improvvisazione?

L’improvvisazione è meravigliosa e fortunatamente riesco, sia che si parli di metodo o di caso, a creare una distanza dal mio lavoro. Quando si torna a casa bisogna staccare!

Parti inizialmente molto con il teatro e poi ti concentri su cinema e televisione. Una scelta dettata da cosa?

Da situazioni di vita, da occasioni che ho fatto mie o che mi sono lasciata sfuggire. In questo momento se qualcuno mi proponesse uno spettacolo teatrale che mi affascina non avrei alcun problema a interpretarlo. A me piace stancarmi, girare e vivere di sorprese e credo che i miei ultimi lavori si concentrino su determinati settori per pura coincidenza.

In “The Game” abbiamo una storia di quindici minuti con un centro tematico che potrebbe rappresentare al meglio la generazione dei trentenni italiani? C’è molta castrazione e attesa nella storia.

Credo che ciò che sia rappresentato in questa puntata sia molto diffuso, soprattutto tra i trentenni. Siamo la generazione consumistica per eccellenza, siamo abituati a rapporti facili al diversivo, al voler scappare e al non impegnarci fino in fondo in una relazione con il prossimo. Piuttosto che prenderci delle responsabilità preferiamo scappare o vivere fette di tempo ridotte che non possano complicare più di tanto il nostro ego – ismo. Le generazioni precedenti avevano delle impostazioni totalmente diverse, non vivevano la precarietà e non hanno conosciuto la “bambagia”.

C’è quindi castrazione nella sessualità, nell’emanciparsi dal nucleo famigliare e nell’affrontare la realtà?

È tutto molto precario. Banalmente posso dirti che ritrovo persone più grandi che hanno percorsi totalmente diversi dal mio, che dopo la scuola hanno sposato la persona che amavano e che vivono bene, felici in schemi più o meno definiti. A me tutto questo sembra una cosa dell’altro mondo perché la mia vita mi fa sentire sempre una ragazzina. I The Pills rappresentano benissimo la nostra generazione all’interno di uno spaccato urbano. Viviamo in questo mondo ipertecnologico, un po’ allo sbando, un po’ precario e un po’ dedito al cazzeggio. È triste dirlo ma siamo cresciuti in un’atmosfera  in cui tutto ci sembrava possibile e ora che siamo cresciuti la realtà è completamente diversa e quest’ultima ci affoga in un limbo.

I fumetti o i cartoni animati che hanno formato il tuo gusto narrativo da bambina?

Fumetti non ne ho mai letti però per i cartoni animati il mio vocabolario narrativo ha sempre preso linfa dai classici Disney, dal Principe azzurro che tanto ha condizionato noi giovani fanciulle. Quindi parliamo della narrazione classica americana, di fatto La Bella e la Bestia e Il Re Leone.

Un personaggio storico, anche negativo, del Novecento che ti affascina? Abbiamo il culto della personalità e un grande immaginario; Che scelta fai?

Ammetto che un periodo storico che mi ha sempre affascinato studiare a scuola è la Seconda Guerra mondiale. Figure carismatiche e potenti, e allo stesso tempo distruttive, come Mussolini e Hitler sicuramente esercitano su di me una profonda curiosità. Se fossi un attore vorrei interpretare un personaggio come Hitler, con la sua capacità accentratrice o fare mia la forza comunicativa di Mussolini. La curiosità viene anche dalla voglia di comprendere come questi personaggi siano riusciti a coinvolgere un popolo intero con il loro carisma.

Come ti trovi nel villaggio globale?

Sarebbe positivo vivere in un mondo dove hai accesso a qualsiasi tipo di informazione, tuttavia non è il caso del nostro tempo. Tutto è gestito e controllato; senza fare troppo complottismo tuttavia abbiamo una manipolazione eccessiva.

Quando gli storici ci studieranno tra cento anni che tipo di analisi faranno?

Probabilmente diranno che c’è stato un ritorno al Medioevo, con una crisi di valori forte e con le città-Stato governanti un limbo senza certezze. Penso che presto ci sarà una rivoluzione sistemica tra mondi. Ovviamente tutti dobbiamo vivere dentro questa cosa, di certo non possiamo essere preda del terrore, tuttavia non è difficile credere ad alcune teorie complottiste che vedono il nostro esistere completamente controllato. È un’epoca pericolosa, carica di appiattimento culturale.

L’ultimo libro che ti ha emozionato leggendolo?

Mi è piaciuto molto “Un amore”, il romanzo di Dino Buzzati dove un borghese si innamora di una giovane prostituta.  Mi ha colpito il modo di Buzzati di descrivere l’angoscia che causa un amore complicato, non corrisposto.

I tuoi progetti futuri?

Dovrebbe partire a primavera il secondo film di Ciro De Caro, che segue Spaghetti Story del 2013, nel quale faccio la co-protagonista femminile. È una storia di relazioni, di mondi che vanno in conflitto e si modificano continuamente. Inoltre sono in attesa di sapere se avrò un ruolo nel fim dei The Pills.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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