Oltre la Notte … nei cinema

Oltre la Notte … nei cinema

La storia dell’umanità ha attraversato varie fasi di terrore: dalla ghigliottina di Robespierre ai gulag sovietici, dal sistema religioso medievale agli attentati di matrice islamica. Qui il terrore si vive negli occhi di una donna, nel tema della perdita in gioco tra un quadro simmetrico e una coinvolgente macchina a mano.

Amburgo. Katja perde in un’esplosione il marito e il figlio. Seppur distrutta dal dolore, è convinta che l’episodio non sia una tragica conseguenza viceversa un atto terroristico di alcuni giovani neonazisti ai danni di suo marito, quest’ultimo di origine turca e con un passato da pregiudicato. Con l’aiuto del suo avvocato cercherà in tutti i modi una necessaria, sofferta giustizia.

Il vissuto di Fatih Akin (La sposa turcaSoul Kitchen) passa anche per questa pellicola, con il tema razziale che entra in dialettica con il tema terroristico. Diviso in tre capitoli, quasi stessimo assistendo a una pièce teatrale, il film seziona il suo incedere con precise scelte di linguaggio. La prima parte metaforizza il dolore della perdita, con quadri fissi e primi piani; la seconda parte ci racconta le fasi del processo, con una messinscena simmetrica, caratterizzata da toni freddi e dallo scontro tra i giovani neonazisti e la protagonista; infine abbiamo l’epilogo, che abbandona la pioggia di Amburgo per piombare nell’assolata Grecia. Qui Katja metterà un punto fermo ai suoi traumi immersa in una fotografia calda in cui è la macchina a mano che detta ritmo e significazione. La donna governa il quadro, vive un arco narrativo traumatizzato sin dal principio e le tante angolazioni della m.d.p. non smettono mai di affrontare il suo dolore.

Un film che emoziona per il grande talento di Diane Kruger. È lei la musa di un regista che sviluppa un dibattito sul nostro mondo contemporaneo in cui razzismo, paranoia e spersonalizzazione dell’individuo sembrano mine vaganti sempre più minacciose. In questo registro virtuoso ci sentiamo di segnalare un finale precario, in cui l’occhio attento e rigoroso di Akin si lascia prendere la mano dal colpo a effetto perdendo in termini di riflessione.

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