Tre manifesti a Ebbing, Missouri … nei cinema

Tre manifesti a Ebbing, Missouri … nei cinema

Su una strada deserta, in mezzo alla campagna, ecco che tre punti rossi urlano sete di giustizia e di vendetta. La provincia americana sembrerebbe carica di odio e disperazione mentre il talento attoriale dei protagonisti è vivido, esaltato dalla sceneggiatura e capace di sfornare personaggi dalle differenti, inaspettate dimensioni esistenziali. Una commedia nera che induce a riflettere ma prima ancora colpisce.

Cosa succede quando in una piccola comunità della provincia americana i poliziotti non fanno bene il loro lavoro? Semplice, se nei paraggi c’è la rugosa e violenta Mildred ecco che lo sceriffo Willhoughby potrebbe avere enormi problemi a contenere la rabbia della donna. Quest’ultima ha perso da poco la sua figlia adolescente, stuprata e uccisa brutalmente, e ancora le indagini sono ferme alle ipotesi. Spinta da risentimento e rancore, Mildred affitta, con i suoi ultimi risparmi, tre manifesti sulla via per Ebbing accusando letteralmente la polizia. L’episodio scuote la comunità e aumenta il livello di tensione tra la donna, lo sceriffo e il poliziotto razzista e scansafatiche Dixon.

Un film si mostra come opera quando dispone di più livelli interpretativi e in questo caso il progetto riesce grazie al talento del drammaturgo, regista Martin McDonagh. La sua opera ci racconta la sconfinata complessità umana mediante varie tematiche, dalla rabbia femminile alla cattiva condotta dell’istituzione, dal razzismo indotto e veicolato alla violenza repressa. Un microcosmo che potrebbe essere consenziente e controllabile viene ribaltato, e qui la metafora dell’animo umano, da una donna rugosa e determinata. Mildred veicola la narrazione, come madre disperata e pronta a tutto, ci racconta l’America, come individuo simbolico in un mondo in continuo stato tensivo, e diventa spunto di riflessione sul nostro modo di essere, tra un dentro e fuori sconosciuto e tremendamente vitale. In aggiunta, McDonagh puntella il suo racconto con poesia e ironia, elementi che servono a mitigare ed esaltare le nevrosi dei suoi personaggi, da qui la redenzione profonda dei bad guys Willhoughby e Dixon.

A pochi giorni dalla trionfante vittoria agli ultimi Golden Globes, con ben quattro premi ricevuti, esce in sala un’opera, governata dalla bravura di Frances McDormand, che ci dona profondità e riflessione. Ci immergiamo in un mondo di “pessimi caratteri” che hanno perso misura e senso del reale, ma che nonostante ciò hanno deciso di muoversi, di andare avanti.

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