(Serie TV) 1992 – settimo e ottavo episodio

(Serie TV) 1992 – settimo e ottavo episodio

 

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Siamo in agosto e, da Milano e Roma, alcune traiettorie si spostano a Montecarlo. C’è la convention di Publitalia di un Berlusconi sempre più rampante; qui si presenta Notte con Dell’Utri e a pochi passi dall’albergo, a cinque stelle, c’è Bibi, partita con il suo avvocato per incontrare un collettore di fondi neri del Gruppo Mainaghi. C’è anche la Castello, decisa a fare carriera e ansiosa di conoscere il Cavaliere. A riprendersela arriverà Bosco, che sembrerebbe averle trovato finalmente un posto da conduttrice in televisione. Intanto a Milano Pastore punta a far saltare la Holding di Bibi sfruttando la fragilità del fratello Zeno.

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Mentre Notte sta seguendo per Publitalia le convention di Berlusconi, Pastore avvicina l’amministratrice del Gruppo Mainaghi tentando di convincerla a indagare sul sangue infetto gestito dall’azienda. Intanto Veronica viene intervistata da “TV Sorrisi e Canzoni” e si appresta a condurre “Scommettiamo che” grazie alle amicizie politiche di Bosco; quest’ultimo però dovrà scendere a compromessi per compensare il favore ricevuto. Intanto nella Procura di Milano Di Pietro sente puzza di spia e attiva tutto il suo istintivo intuito per scoprire di chi si tratta.

 

Quando Orfeo scende nell’Ade per riportare in vita Euridice e si volta indietro a guardarla, ricacciandola così nelle tenebre, non lo fa mica per sbaglio. Lo fa apposta. Per farla sparire una volta per tutte, per liberarsi di lei. Non era andato laggiù per ritrovare la sua amata ma per ritrovare se stesso.

La voce di una donna matura termina in fuori campo e osserviamo Notte che si allontana. Siamo in un cimitero e l’ambizioso pubblicitario ha appena reso omaggio alla tomba della ragazza che viene dal suo passato. Il mito rivisitato da Pavese diventa il binario di significazione dei personaggi. Abbiamo la discesa verso il basso, con il ritorno del personaggio di Bosco, spesso inquadrato mentre scende le scale del Parlamento, anche dopo aver fatto sesso nel bagno con Veronica; abbiamo il voltarsi indietro, con Bibi che sonda il suo lato oscuro e si volta spesso ricacciando l’autenticità e il senso di giustizia di Pastore; ci sono le tenebre, l’oscurità che avvolge tutta l’esistenza di Notte, nonostante una carriera che sembrerebbe sempre sul punto di decollare. C’è poi il concetto di sparizione, e qui emerge il personaggio di Venturi, che starebbe finalmente per crollare. Tutto viene a legarsi dal tema del guardare, ed è sugli occhi che la regia di Gagliardi indugia in questi due episodi che creano un solco e, di fatto, il ritmo conclusivo della serie. Per il guardare ci sono gli occhi di Veronica quando, più bella che mai e circondata da specchi luccicanti, decide di tornare tra le braccia di Bosco; ci sono gli occhi di Bibi, quando danza con la parte nera di se stessa e narcotizza il banchiere svizzero; ci sono gli occhi di Bosco quando si rende conto che il suo compagno dell’esercito si è venduto ai poteri forti per farsi curare. Il guardare dei personaggi di 1992 sta cambiando, si è fatto più profondo e la scelta registica e di scrittura di non mostrare, ad oggi, mai il volto di Berlusconi, viceversa di investire lo spettatore esclusivamente della sua sagoma, è un chiaro messaggio alla fruizione che guarda. Gli anni Novanta, quei primi anni così densi di avvenimenti, sono forse passati senza che la storia potesse aiutare a riflettere. La figlia di Notte, che viene scritturata per Non è la Rai e mette in crisi per un attimo le sensazioni del padre, diventa manifesto di una generazione lobotomizzata, frastornata da un carnevale che già era evidente dalla metà degli anni Ottanta. La storia, Mani Pulite sono forse qualcosa di inevitabile e nonostante gli sforzi di Di Pietro, Davigo e Colombo, tutto ciò che sta avvenendo è nella “normalità” delle cose, andava solo scoperchiato, affrontato e fatto riemergere.

Come Orfeo riemerge e ritrova se stesso, perdendo per sempre Euridice, cosi gli italiani, questo microcosmo di italiani, vivono le loro brutture e il filo sottile tra bene e male nella chiara volontà di far venire a galla ciò che già sappiamo, qualcosa che è nelle corde esistenziali, nell’atmosfera, nel modo di muoversi. A creare una connessione più umana ci sono Bosco e Pastore, ma anche loro commettono errori gravi, vendono l’anima al diavolo o forse agiscono con un retropensiero marcio, in cancrena. Due episodi, il settimo e l’ottavo, che sfruttano inoltre i tanti spazi geografici, dalla Svizzera a Montecarlo, passando per i bastioni Roma e Milano. Il Carnevale noir sta vivendo i suoi atti conclusivi, c’è aria di resa dei conti e la scrittura alza il tiro presentando, tra i tanti fantasmi che vengono a galla da quell’anno fino ai giorni nostri, anche il concetto di autenticità: la nascita. Non conosciamo ancora la scelta di Veronica, ma la sequenza che la vede in bagno a osservare il test di gravidanza porge sintomi seduttivi e riflessivi allo spettatore. In attesa, ricordiamo il faccione di Massimo Boldi e il suo Buona sera all’umanità di Publitalia; non è stato truccato, inscena lui vent’anni fa ma sembrerebbe vivere inesorabilmente nel nostro presente.

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