“Considerate che sono molto egocentrica”: intervista a Irene Splendorini

“Considerate che sono molto egocentrica”: intervista a Irene Splendorini

Continua il nostro viaggio nell’universo femminile e dopo le recenti interviste a Claudia Vismara, Francesca Barra, Melissa Anna Bartolini, Vishaka Singh, ora è il momento di conoscere Irene Splendorini. Giovane, bella, dal volto espressivo e dagli occhi grandi, dalle guance rotonde e dalle labbra perfettamente disegnate, la nostra nasce in Umbria, a Città di Castello e sin dai primi anni dell’adolescenza si avvicina al mondo teatrale. Porta in scena molti testi e si fa apprezzare, in loco, dagli addetti ai lavori che individuano il suo talento e la sua versatilità. Capace di giocare su un registro drammatico e comico, Irene decide di affrontare la sua passione su un versante teorico e si presenta alle audizioni per entrare al Centro Sperimentale. Siamo nel 2011 e da lì parte un triennio di formazione che tiene in incubazione la voglia di Irene di affermarsi non solo come interprete teatrale viceversa anche come attrice cinematografica e televisiva. Negli ultimi anni lavora molto in televisione, principalmente con la RAI, nel contenitore delle fiction, e per spot pubblicitari (ultimo in ordine di tempo BNL). La sua carriera è appena all’inizio e dovrà sostenere ulteriori step di maturazione ma le basi per farsi largo nella selva del mondo dello spettacolo ci sono già e vanno solo messe in sicurezza con ulteriore tenacia e passione. In questo solco emerge anche la sapienza della Splendorini, nonostante la giovane età, nello sfruttare i social network e principalmente il mondo di facebook. Se per caso vi trovaste, tenendo fede alla mission voyeuristica di questo nostro tempo inumano, ad interagire con la sua pagina vi rendereste conto dell’enorme bacino di fruizione di cui gode la brava attrice umbra. Irriverenti e dissacranti, i sui post, conditi spesso da selfie originali e sapientemente diluiti, affascinano il mondo femminile, e varie fasce di mondo maschile, dall’adolescente al giovane passando per l’uomo maturo. Lo spazio diventa prosecuzione del suo volto ed entriamo nel suo lavoro, nella sua vita quotidiana, nelle sue nevrosi; da qui un museo, un ristorante, un luogo di un set, una strada, un cimitero diventano elemento simbolico per esaltare la sua bellezza che viene affiancata, dialetticamente, dalla scrittura che supera l’attimo della visione per farsi cronaca, riflessione, informazione sui desideri della ragazza. Quanto ci sia di autentico e quanto di costruito in tutto ciò non è dato a noi saperlo, tuttavia una considerazione è d’obbligo: sfruttare la propria bellezza creando le basi per far emergere ironia e originalità. cineFRAMMENTI ha voluto intervistarla e lei è stata molto gentile nel rispondere alle nostre domande, che non sempre hanno avuto come focus la sua professione, viceversa hanno puntato sul suo universo nel complesso.

Come l’essere umbra ha condizionato il tuo vocabolario esistenziale? In cosa si notano le tue origini?

Sono molto spontanea, pratica e accogliente. Caratteristiche che stento a trovare nella città dove vivo, Roma.

Qual è il tuo primo pensiero quando ti alzi la mattina?

Mi sveglio pensando subito a quello che andrò a fare durante la giornata. Non tenendo un’agenda la mattina ho bisogno di focalizzare quello che devo fare; è un buon esercizio di memoria.

Se fossi vissuta nella Roma Imperiale come avresti speso il tuo “tempo libero”? Saresti andata alle terme, avresti organizzato un banchetto, saresti andata a un appuntamento amoroso, in piazza a parlare di filosofia o avresti seguito i ludi?

Non credo che avrei speso tempo alle terme, piuttosto mi vedo in banchetti e nelle piazze a parlare, di filosofia ora non saprei, ma sicuramente non mi sarei rilassata a mollo in acqua calda.

Ti piace osservarti nella cornice e lo fai spesso anche sul web: per quale motivo?

Considera che sono molto egocentrica, produco per stare al centro. Se uno parte da questa considerazione non mi dilungherei in risposte più arzigogolate. La consapevolezza ci porta al riparo dalla sofferenza.

Come cambia il tuo stile di recitazione a distanza di tempo. In cosa sei migliorata e in cosa sei peggiorata?

Posso dirti che con il tempo sto diventando una persona sempre più sensibile ed emotiva. Da ragazzina non mi sarei mai sognata di far vedere la mia emotività. Crescendo invece ho capito la forza di essere deboli e fragili.

Che libro stai leggendo e quali sono i tuoi autori preferiti?

Non sto leggendo niente in questo momento a parte i giornali ogni giorno. Ho finito di leggere La Nausea di Sartre da poco e sono in una fase talmente iperattiva che mi resta difficile sedermi a leggere una storia. Per questo preferisco gli articoli in questo periodo. Credo che con l’autunno tornerò a leggere e inizierò La signora Gocà di Marella Agnelli, che mi ha consigliato mio padre.

Un tuo pensiero sulla questione dei profughi dal Medioriente e dall’Africa …

È un’invasione, un’invasione in buona parte a scopi pacifici ma pur sempre un’invasione è.

I tuoi progetti futuri?

Sto lavorando alla regia di un documentario e sto valutando la proposta di un regista coreano; per il resto mi sto molto appassionando alla coltivazione di piante insettivore.

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