The Big Question

The Big Question

La grande domanda è ormai diventata “maggiorenne”, sono passati diciannove anni da quando l’attore e autore Francesco Cabras, ebbe la virtuosa intuizione di “muoversi” sul set di The Passion of Christ di Mel Gibson, dove interpretava il ladrone cattivo Gesmas, per interrogare e interrogarsi su diversi versanti teologici.

Come la Via Crucis del Cristo cattolico, ripresa perfettamente in The Passion all’interno del canone classico dal neoconservatore Gibson, propone delle tappe e continui ostacoli partendo dall’attimo della preghiera nel Getsemani, così questo documentario ha vissuto per due decadi un percorso caratterizzato da grandi gioie e altrettanti dolori. Partiamo dal principio: seguendo le orme di Pasolini e del suo Il Vangelo secondo Matteo (1964), Gibson decide di girare la sua lettura su Yehoshua Ben Yosef, il Cristo, nel luoghi lucani, da Craco ai Sassi di Matera. Questa scelta, sul versante produttivo, giustifica l’enorme investimento del regista americano sul talento italiano, in termini di attori, tecnici e attrezzisti. Cabras viene scritturato per il ruolo prima esposto ma il suo occhio, le sue istanze/urgenze non si concentrano esclusivamente sul personaggio di Gesmas viceversa la vita sul set lo spinge a recuperare riflessioni, a interrogarsi sul concetto di fede e sul dogma teologico cattolico.

Dio esiste? Inizia così il percorso carsico di The big question; tra una ripresa e l’altra di The Passion, Cabras e il co-autore Alberto Molinari iniziano ad intervistare la troupe del film di Gibson, con quest’ultimo che resta affascinato dal progetto tanto da proporsi come primo produttore, tramite la sua Icon. Il tutto sembrerebbe quindi far convergere il documentario verso un respiro internazionale: una semplice idea e una tematica così stratificata diventano una costola produttiva di un kolossal hollywoodiano a cinque stelle. Arrivano però i primi “dolori” visto che Gibson, molto legato, e questo lo si può recuperare dalla sua opera, ad una visione del Cristo ancorata al dolore e al concetto di colpa, sofferenza medievale, vede il girato e il montaggio finale e decide di bloccare la produzione per sopraggiunte divergenze teologiche.

Questo turning point inaspettato e sofferto porterà il documentario a muoversi, a livello produttivo, su differenti piattaforme indipendenti raggiungendo un ottimo successo di pubblico negli Stati Uniti e in altri paesi stranieri.

E in Italia? Nel nostro paese l’opera, sin dal principio, riceve critiche strumentali sia dal mondo laico che dal mondo cattolico. I primi, forse condizionati anche dal forte impatto emotivo e dalla struttura del Cristo gibsoniano, avrebbero forse apprezzato un maggiore coraggio nel criticare, mettere in discussione l’idea stessa del concetto di divinità cattolica mentre i secondi, sulla scia del regista premio Oscar, ostacolano a priori la distribuzione.

Oggi finalmente, a distanza di quasi venti anni dall’uscita nelle sale cinematografiche statunitensi, arriva in Italia quest’opera, con una serie di proiezioni al Cinema Barberini di Roma, la prossima in data 9 maggio, e la possibilità di usufruirne sulla piattaforma streaming UAM.TV insieme a contenuti extra.

Un documentario che pulsa autenticità, sia nel progetto autoriale sia nel quadro, con i volti e le riflessioni di soggetti che riscoprono i loro pensieri, all’interno di una cornice che si nutre di continui set a cielo aperto. La mdp è spesso fissa, nell’interrogare i vari protagonisti, e si abbandona poi a momenti di riflusso affidati alla bellezza del territorio lucano e al tema della spiritualità, rappresentata dalla ieraticità di un cane lupo bianco che collega poeticamente le varie interviste. Il microcosmo antropologico che si testimonia non ha la pretesa di riempire ogni casella a tema teologico, ma si propone di mostrare una ricchezza di versanti emotivi, di fatto un lieto concerto di opinioni sincere.

In sala il 9 maggio 2023 al Cinema Barberini di Roma

Altre date:

Firenze 18 maggio – Cinema Alfieri

Narni 24 maggio – Cinema Monicelli

Parma 28 maggio – Sala Coni

Milano 29 maggio – Cinema Anteo City Lights

Padova 9 giugno – teatro/giardino Palazzo Zuckermann

 

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