Mamma o Papà? … nei cinema

Mamma o Papà? … nei cinema

Nel decidere riguardo ai loro sentimenti i due hanno immediatamente le idee chiare. Sono persone mature e sembrerebbero cavarsela venendosi incontro. Tuttavia la notizia va data e questo crea interferenze nella comunicazione con i tre mostriciattoli. Quest’ultimi non hanno ancora bene compreso che si parte per una girandola di situazioni tra il grottesco e il surreale.

Vicenza. Valeria e Nicola stanno preparando le carte per il divorzio. Dopo tanti anni il loro amore è finito, si è affievolito e allora è giusto che le strade prendano vie diverse. Lei, importante ingegnere, è una donna moderna dal forte sistema valoriale, che ha ricevuto un’offerta di lavoro dalla Svezia; Lui, noto ginecologo in procinto di partire per l’Africa, è convinto che la separazione non porterà conseguenze nel rapporto con i loro tre figli adolescenti. Le cose tuttavia si complicano quando Valeria scopre che il marito, già da un po’, la tradisce con una giovane collega. L’affidamento dei figli diventerà il terreno di battaglia dei due protagonisti.

Al netto dell’interessante guida tematica del film, ripresa dal corrispettivo francese Papa ou Maman, di fatto l’arrivare a farsi guerra sbolognando all’altro la prole, quest’opera risente dello stereotipo tipico della commedia italiana degli ultimi quindici anni. Una messinscena infiorettata che ci mostra ambienti di una classe media agiata, all’interno di uno spazio avulso dalla reale situazione critica del nostro Paese, con problematiche che non assistono una lettura del nostro presente e con il classico finale edulcorante. Tuttavia parliamo di cinema, di un pitch che deve far ridere e i due attori in questo sono abili a gestire le loro maschere riuscendo a esaltare anche le isole simboliche rappresentate dai caratteri dei tre ragazzi. Il ritmo è costante, il montaggio impercettibile e il fuori campo mai significante.

Se l’obiettivo dello spettatore abbracciasse l’interazione con un testo pronto a distrarre, allora l’intrattenimento di questi due attori potrebbe concedere due ore piacevoli. Se invece si volesse recuperare il vero vocabolario di una commedia che rafforza la riflessione, Monicelli docet, allora la delusione sarebbe dietro l’angolo pronta ad accumularsi.

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