Bilancio più che positivo per la prima edizione di Philofiction

Bilancio più che positivo per la prima edizione di Philofiction

Si è conclusa sabato otto ottobre, a Fermo, la prima edizione di Philofiction, il primo festival sulla serialità televisiva organizzato dal laboratorio permanente di Popsophia. Un primo esperimento che ha superato l’esame su varie tematiche, dalla struttura del format ai contenuti, dal dibattito critico alla dialettica tra relatori e pubblico, dall’aderenza al testo seriale fino alla commistione di quest’ultimo con altre forme d’arte quali la musica e il teatro.

Noi di cineFRAMMENTI abbiamo seguito con lieto interesse la tre giorni organizzata e portata avanti dalla direttrice artistica Lucrezia Ercoli e dal suo staff. La Ercoli, forte di un parterre di professionisti e addetti ai lavori, ha saputo, con grande capacità, inoculare lettura critica e spunti riflessivi ad un target molto trasversale comprendente studenti, avvocati, insegnanti. Riguardo agli ultimi incontri segnaliamo l’interessante focus su Gomorra del filosofo Salvatore Patriarca che, partendo, come per il Vangelo Secondo Matteo, dal tema genealogico, ha individuato in quest’opera una raffinata dimensione simbolica. Giocando sul modo di narrare un fatto, Patriarca ha analizzato la solidificazione di un semplice evento, percepito dal soggetto nella sua quotidianità, attraverso varie forme d’arte e di cronaca, di fatto l’articolo di giornale, l’opera letteraria, il film e poi la serie televisiva; schema quest’ultimo ripreso perfettamente dalla saga creata da Saviano, laddove al modello classico ed esemplare sviluppato da Garrone si sostituisce il dramma presente nella serie di Sollima, in cui aumenta il peso narrativo e lo scontro padre/figlio fa si che alla cronaca (Gomorra libro) e all’esemplificazione antropologica (Gomorra film) si arrivi ad una piena trasfigurazione del mondo simbolico (Gomorra serie tv).

Altro appuntamento degno di nota il confronto tra i filosofi Cesare Catà e Simone Regazzoni riguardo a Grey’s Anatomy. Concentrandosi sullo statuto romantico della serie, Catà ha sviluppato un preciso legame con la tragedia shakesperiana: ma il mio cuore aveva mai amato … Romeo entra alla festa e viene colpito da Giulietta reinventando il suo status, appoggiandosi a Jung più che a Freud o Schopenauer. In questa ottica l’amore seriale tra Derek e Meredith non ha nulla a che vedere con la psicosi libidica viceversa affronta il dramma d’amore in cui dialogano costantemente, nel corso delle stagioni, due universi, due fragilità, due mondi paralleli. Diversa la prospettiva di Regazzoni, in cui si sono esposte riflessioni sul concetto stesso di amore, quello thumos che tutto muove e abbraccia in un percorso che ha abbandonato l’ideale del sentimento per farsi finitudine. Io ti amo e voglio sposarti oggi … ma non abbiamo tempo … le parole di Meredith svelano un patto con Derek ma, allo stesso tempo, un versante catastrofico che segnerà costantemente la loro unione.

Una prima edizione dunque ricca di appuntamenti e riflessioni sulla base di ciò che alberga il mondo di Popsophia: il dialogo costante tra la cultura pop e la filosofia. In questo caso l’oggetto di studio è stata la serialità televisiva, di fatto un argomento che, siamo sicuri, può aprire a soluzioni e approfondimenti costanti e trasversali.

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