Captain Marvel … nei cinema

Captain Marvel … nei cinema

L’eroina, sin dalle prime immagini, ci porta in dote il concetto di “nostos”, quel senso di recuperare un’identità perduta che da Ulisse transita sino al tessuto multistrand targato Marvel. Tra le innumerevoli sequenze, il cameo di Stan Lee, offre infine ai fan un forte, lieto abbraccio emotivo.

1995, pianeta Hala. La guerra tra Kree e Skrull continua a sconvolgere la galassia e, durante un’ operazione segreta, un gruppo paramilitare dei Kree, la Starforce, si ritrova compromesso in un’imboscata. Tra di loro c’è Carol Danvers, un’ex pilota di caccia che ha completamente rimosso il suo passato da umana. Il suo ritorno sulla Terra e la guerra sempre più minacciosa, la porteranno a prendere piena coscienza dei propri superpoteri e a schierarsi dalla parte giusta in nome della pace.

Ispirato all’eroina creata nel 1968 da Ray Thomas e Gene Colan, questo personaggio, stratificatosi in casa Marvel nel corso dei decenni, ha in questa pellicola il suo palcoscenico stand-alone. Il plot gioca sul senso di identità perduta, in un momento “storico” in cui lo S.H.I.E.L.D. vive le sue fasi iniziali e la divisione manichea tra bene e male si distrugge in una continua fluidità. Le ambientazioni sono un carsico riferimento citazionistico: abbiamo l’Intelligenza Suprema che ci riporta al mondo cristallino di Krypton del primo Superman targato Donner; abbiamo una terra che richiama ambientazioni/soluzioni alla Forrest Gump e Pulp Fiction; abbiamo infine le battaglie tra navicelle spaziali ovviamente riconducibili a Star Wars. La pellicola è caratterizzata da un montaggio ritmico sapientemente orchestrato, in cui la tensione difficilmente cala mentre i turning point hanno il tempo di essere assorbiti dallo spettatore. Infine il parco giochi cromatico, che vede la Danvers arrivare lentamente ad essere Captain Marvel, non disturba viceversa sostiene la narrazione. Gradevoli risultano essere anche i continui riferimenti alla musica degli anni Novanta, dai Rem ai Nirvana.

Un film riuscito che ha il suo limite evidente nell’incapacità di filtrare al meglio le tante, innumerevoli stratificazioni del personaggio Danvers e dei suoi adiuvanti. Il racconto, il suo DNA, appartiene ai tanti mondi narrativi Marvel, di fatto a quel multistrand che potrebbe, in questo caso, ridurre la comprensione dello spettatore lasciandolo con alcune, forse troppe domande. Detto questo, il prodotto è godibile e va visto anche solo per quei secondi in cui “ritroviamo” il mito, il demiurgo Marvel.

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