Gomorra … quarta stagione

Gomorra … quarta stagione

In questo quarto capitolo non vediamo più gran parte degli “eroi” che ci hanno accompagnato nel corso degli anni, coloro i quali hanno ingigantito l’immaginario di questa serie televisiva. I riferimenti al passato ci sono, ma i protagonisti si muovono e innestano le loro azioni in un orizzonte nuovo, in cui il coraggio, estetico e di sceneggiatura, è alto e molto apprezzabile viceversa il risultato finale, in termine di riconfigurazione, mostra alcuni segni di fatica.

Dopo la morte dell’Immortale ecco che Genny decide di affidare lo spaccio di Secondigliano a Patrizia e, grazie all’aiuto dello zio Gerlando, boss della famiglia Levante, riesce a ristabilire una pace precaria tra le varie famiglie di Napoli. Ai Capaccio andrà il controllo della zona Centrale, ad Enzo il quartiere Forcella mentre Patrizia dovrà faticare per guadagnarsi lo status di Boss della piazza di spaccio più grande d’Europa. Sistemata questa questione, egli si concentrerà su un progetto nuovo, ambizioso e carico di incognite: la costruzione di un nuovo aeroporto che gli aprirà le porte di un business finalmente limpido. I problemi tuttavia non tardano ad arrivare e Genny dovrà presto attraversare il suo “Rubicone”.

Gomorra, con questa quarta stagione, diventa sempre più la grande linea drammaturgica di Genny, il Boss Savastano partito da lontano e divenuto finalmente grande. Una sorta di outsider diventato ormai un insider di successo, all’interno di un genere fattosi codice di linguaggio evidente, forte, pieno. In questo caso la discontinuità con le stagioni precedenti è evidente, sia in termini di personaggi, sia in termini di soluzioni narrative, sia in termini di spazi. I personaggi principali abbandonano le forti verticalità delle altre stagioni per concentrarsi sull’unico plot disponibile, di fatto il controllo dello spaccio di droga a Napoli; le soluzioni narrative vivono alterne fortune e hanno in Genny, Patrizia e i componenti della famiglia Levante i punti cardine; gli spazi sono “nuovi”, hanno affrontato un necessario reset, con strutture patinate in cui si sviluppa la linea imprenditoriale di Genny, con una puntata ambientata a Londra, o spazi che pulsano di uno sguardo nuovo come la Secondigliano di Patrizia. Il punto dolente, in un codice di linguaggio che si mantiene bene grazie anche al passato, è la scarsa profondità esistenziale di molti personaggi e un esempio su tutti si racchiude in Enzo. Quest’ultimo ha un arco narrativo prevedibile e mai gestito con la giusta tensione esistenziale. Il montaggio, la resa fotografica e le musiche originali di Mokadelic tengono il passo delle stagioni precedenti e risultano avere un’ottima qualità.

L’aggancio alla quinta stagione è ovviamente già presente e la natura velleitaria di alcune scelte di sceneggiatura potrebbe scomparire con un materiale narrativo più ispirato. Detto questo, il prodotto è di qualità e va analizzato come un esempio, nel panorama italiano, di buona serialità.

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