Godzilla

Godzilla

L’incipit è caratterizzato da immagini di repertorio che ci fanno da Mercurio visivo riportandoci ai documentari di propaganda a stelle e strisce della Seconda Guerra Mondiale. Un meccanismo che serve a storicizzare il personaggio, quell’animale non più, in questo caso, banalmente e macchiettisticamente mostruoso, viceversa darwinianamente utile alla conservazione di un ecosistema primordiale. Le sue azioni dichiarano una sensibilità cosmogonica mentre la città di San Francisco, non l’unica isola di rappresentazione, è avvolta da una fotografia nera, specchio tragico del fallimento umano.

Giappone, 1999. Delle scosse fanno collassare una centrale nucleare e durante le operazioni di soccorso lo scienziato americano Joe Brody perde la moglie Sandra. Passati quindici anni il loro unico figlio, il tenente Ford Brody, è deciso a riportare a casa il padre ma quest’ultimo non si da pace avendo fatto delle scoperte insabbiate dal governo giapponese e da quello americano. A causare il collasso quel giorno non fu un guasto viceversa “qualcosa” che prendeva nutrimento dai reattori nucleari. Ben presto catarticamente emergerà la verità dagli abissi della terra per uno scontro finale in cui le sicurezze dell’uomo si inchinano alla potenza della natura.

Il mostro è Godzilla e questa volta la sua preda non è l’uomo, viceversa un’altra creatura anfibia di nome M.U.T.O.. Gli americani hanno realizzato invano dei test nucleari per sconfiggerli e si ritrovano ad assistere impotenti a questa resa dei conti finale, che sarà strumentale alla conservazione della specie umana. Gli spazi sono molteplici, dal Giappone a San Francisco, passando per le Filippine e l’attesa di interfacciarci con l’animale tanto caro al nostro immaginario viene gestita magistralmente, con buona dose di azione, suspense e retorica imperialista americana distillata con raziocinio. A rappresentare quest’ultimo elemento è il tenente Ford, l’orfano di madre che si ritrova, avvolto da bombe nucleari, pensieri catastrofici e corse contro il tempo a interagire con l’animale mostruoso sempre dal basso verso l’alto. Le scene dei combattimenti tra gli animali esaltano il 3D e San Francisco sembra riportarci al nichilismo nero, grigio, senza uscita di The Dark Night.

Molteplici i livelli tematici, da un primo narrativo che oppone l’impotenza umana alla potenza animale, ad un secondo che rilegge una fetta traumatica del Novecento fino ad arrivare a un terzo che butta l’occhio alla scelte del nostro pianeta in materia di sviluppo energetico. In tutto ciò gli occhi di Godzilla e il suo urlo devastante si umanizzano e ci emozionano dandoci una speranza formalmente originale, emotivamente necessaria.

 

 

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