Macbeth … nei cinema

Macbeth … nei cinema

La steppa è affettata dalla nebbia e il groviglio tragico dei due protagonisti è corposo e magistralmente interpretato. Gli spazi stupiscono continuamente la visione e lo sguardo si allarga e si allunga coinvolto nell’escalation di avvenimenti. Quest’ultimi seguono pedissequamente la barra del Bardo argomentandosi con rigorosa linearità.

Scozia. Sul campo di battaglia Macbeth, Barone di Glamis, difende con successo i territori del suo Re Duncan. A un tratto la sua vista viene investita dalla visione delle Tre Streghe che gli preannunciano che diventerà presto Barone di Cawdor e quindi Re. Le donne, avvolte nella nebbia, confessano a Macbeth che successivamente il trono passerà a Banquo, suo fedele soldato. Scosso dalla visione, Macbeth ritorna nei suoi possedimenti a Inverness e accoglie il Re Duncan e i suoi figli Malcom e Donalbain per celebrare la battaglia vinta. Durante la notte, in preda al desiderio di potere e attanagliato dai consigli di sua moglie, Macbeth uccide il Re Duncan. Da questo momento inizia la discesa nel delirio fisico e psicologico del nuovo Re di Scozia, che ucciderà presto Banquo, i familiari del luogotenente Macduff in un tempo lineare che porta morte, distruzione e tragedia. Consapevole, sulla scorta della confessione delle Tre Streghe, che il suo potere cesserà solo quando la foresta raggiungerà il castello di Dunsinane e che morirà per mano di un uomo nato non da donna, Macbeth diventa sempre più un tiranno narcotizzato dai suoi fantasmi. Intanto, dall’Inghilterra, Malcom e Macduff, quest’ultimo nato con parto cesareo, sono pronti a invadere la Scozia per porre fine alla tirannia.

Una delle più importanti tragedie della drammaturgia europea rivive in questo film che punta tutte le sue carte sui due protagonisti. Macbeth e Lady Macbeth sin dalle prime sequenze governano il quadro con la loro recitazione che si mostra mediante primi piani, piani americani e mezze figure in un montaggio lento, che ha profondo rispetto per il testo di Shakespeare. Gli spazi, dalla brughiera al Castello di Dunsinane, sono enormi e diventano metafora della psiche di Macbeth, con un Fassbender che dosa la sua recitazione mediante una mimica in crescendo contenuta e sofferta. Anche la Cotillard, un’allucinata quanto rigorosa Lady Macbeth, gestisce il suo personaggio con movimenti cadenzati in cui i grandi occhi e le labbra che “sputano” veleno sono delegati a punzecchiare inesorabilmente Macbeth. La fotografia ci riporta ai quadri della scuola fiamminga e le vesti, la messinscena è “protestante”, asciutta e allergica a ogni tipo di manierismo. Nei momenti di svolta drammaturgica, e segnaliamo la scena iniziale della battaglia con la visione delle Streghe, ecco che il ralenti di matrice scorsesiana aumenta i giri tensivi donandoci un Fassbender in stato di grazia.

Un film che vale la pena di essere vissuto e che ha la sua zona d’ombra esclusivamente nell’eccessiva linearità, intesa come fedele, decisa, studiata traduzione dell’opera in un versante rigoroso e organico. Questa scelta porta benefici ma lascia per strada, ma forse è giusto che sia così, qualsiasi riferimento, linea tematica mistica, sovrannaturale, metafisica che l’opera di Shakespeare ha come Dna. Molta sostanza e poco mistero.

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>