MoliseCinema2015: intervista a Vishakha Singh

MoliseCinema2015: intervista a Vishakha Singh

Il nostro problema è l’inflazione. Perché Dio ci hai mandato questa sciagura? Al centro dell’immagine un uomo con il turbante si dimena e alle sue spalle una folla danzante lo segue quasi in un percorso estatico, mistico. Tanti colori come se stessimo osservando il chiazzato di un quadro di Utrillo; al centro lui, con la macchina da presa che stringe sul suo volto e fa poi per alzarsi mostrandocelo dall’alto mentre la musica cardiaca aumenta il volume. È un film di Bollywood degli anni sessanta, che ci racconta in una sequenza il tema più sviluppato , di fatto la crisi economica di quel decennio in India, dalla seconda cinematografia mondiale; quest’ultima capace di produrre circa un migliaio di film all’anno ramificandosi su un territorio immenso che ha votato il cinema come libro di favole per far fuggire la gente dalla realtà. A MoliseCinema2015 è arrivata una “narratrice” di questo cinema così lontano dal nostro quotidiano, quella Vishakha Singh che, nonostante la giovane età, ha girato il mondo e, dopo aver studiato economia e aver fatto la modella, è ora una delle attrici e produttrici più apprezzate in India. Il suo arrivo a Casacalenda, condito da un sorriso magnetico e un modo di fare affabile e da vera artista poliglotta, ha donato un’atmosfera particolare a tutto l’ambiente. L’abbiamo incontrata per comprendere maggiormente le caratteristiche di una cinematografia imponente e lontana.

A uno spettatore abituato al cinema occidentale come presenteresti le peculiarità di Bollywood?

Gli direi di non fare affidamento troppo al senso di realtà visto che la Bollywood commerciale è lontana anni luce dal vissuto. Tutta la macchina organizzativa punta a creare dei prodotti che siano delle vere e proprie favole, atte a distrarre la gente. Il cinema è la medicina che allontana dai problemi della vita reale concedendo due ore di sollievo sognando a occhi aperti. Nel cinema occidentale c’è molto spazio per la riflessione e per una critica al quotidiano; in India invece la settima arte prende il cittadino medio, molto spesso al di sotto della soglia della povertà, e lo conduce in un parco giochi a sognare insieme ai propri eroi. C’è poi una nuova generazione di registi indipendenti che sta cercando di riconfigurare il linguaggio prendendo ispirazione dalla realtà ma parliamo di un gruppo ridotto di cineasti.

Esiste un’interazione paritaria tra i sessi nel vostro ambiente?

A Bollywood sicuramente esiste una parità tra i generi mentre nel sud dell’India, dove si sono radicate quattro importanti case di produzione, ecco che abbiamo un’atmosfera differente. Quando si va sul set l’attrice viene molto rispettata tuttavia quando arriva il maschio tutti entrano in uno stato estatico, quasi avessero visto un Dio; inoltre i compensi per gli attori sono molto più alti.

Ci sono alcuni registi italiani degli ultimi anni che ti appassionano?

Paradossalmente non guardo tanti film nonostante sia un’attrice; se però dovessi scegliere due punti fermi del vostro cinema mi verrebbero in mente Sophia Loren e Paolo Sorrentino. La Loren è epitome d’Italia mentre Sorrentino è un regista che ho amato con La Grande Bellezza. Nel mio paese l’Italia è principalmente conosciuta per la buona cucina però da ragazza vedevo molto il genere Spaghetti Western ed ero affascinata tantissimo da Clint Eastwood.

I media nel vostro paese sono invadenti con le celebrità?

In India si parlano ufficialmente circa ventisette lingue quindi puoi immaginare quanto enorme sia la struttura dei media. Abbiamo tantissimi network e quotidiani che sistematicamente “bombardano” gli indiani, con impostazioni differenti e con sottotesti differenti. Negli ultimi anni alcuni tra i maggiori quotidiani si sono ispirati molto al giornalismo inglese, di fatto i paparazzi. Addirittura due attori molto famosi si sono sposati in Inghilterra e sono stati pedinati durante la cerimonia e il viaggio di nozze. Se sei un personaggio famoso è giusto che tu debba sacrificare un po’ di tempo per fare informazione offrendoti alla sfera pubblica però quando i media entrano nel privato ecco che ti senti spiazzato, insicuro e dispiaciuto.

Una cosa che ami e una cosa che detesti della cultura occidentale …

Amo molto il fatto che una donna in Italia, Inghilterra, Francia e via discorrendo possa sentirsi libera, avere la percezione di poter essere se stessa. In India non abbiamo questa libertà nel modo di vestirci o nel modo di interagire con lo spazio che ci circonda. Tutto è mediato da un retropensiero in cui si annida un po’ di paura. Quando ti vesti e magari hai una piccola ed elegante scollatura devi comunque pensare che qualcuno ti osserverà, magari anche in modo morboso e quindi fai continuamente attenzione: i tuoi gesti sono condizionati da tale situazione. La cosa che invece non amo della vostra cultura è lo sfilacciamento che sta subendo il nucleo famigliare; l’idea anche di abbandonare le persone anziane, i nonni per esempio, nelle case di riposo è qualcosa che non riesco proprio a metabolizzare. La famiglia è tutto.

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