Si è spento Ennio Morricone, il maestro che tutto il mondo ci invidia

Si è spento Ennio Morricone, il maestro che tutto il mondo ci invidia

Vuoi che ci fermiamo? Non fare complimenti.

Si, magari è meglio. Cosi prendo un po’ d’aria.

Certo. Abbiamo tutto il tempo che vogliamo.

L’occhio della m.d.p. ci mostra le profondità dell’animo umano osservando un burrone; di lì a poco Alessandro scaraventerà la madre giù lungo il precipizio. Una sequenza cruda, che si ciba, nella sua prima parte, del dialogo e dei movimenti di macchina, salvo poi raggiungere il suo acme con l’ingresso della colonna sonora, un angosciante motivo che aumenta il senso di inquietudine e di spaesamento. Una sequenza memorabile tratta dal capolavoro di Marco Bellocchio I pugni in tasca, per la colonna sonora di Ennio Morricone.

Il maestro, con la M maiuscola, si è spento oggi a Roma all’età di novantuno anni in una clinica della capitale, a seguito di una brutta caduta subita nei giorni scorsi, che gli aveva causato la rottura del femore. Nato a Roma nel 1928 e diplomatosi al Conservatorio di Santa Cecilia, Morricone debutta al cinema nel 1961 con Il Federale di Luciano Salce per avviare poi una carriera costellata di successi e di collaborazioni di prestigio, soprattutto in campo cinematografico, dai Taviani a Bellocchio, da Pontecorvo a Pasolini, fino ad arrivare ai grandi del cinema internazionale come Eastwood, De Palma, Joffe e Tarantino. Quest’ultimo, forse l’ultimo grande vero talento registico del cinema mondiale, non perderà occasione di tessere le lodi di Morricone, individuando nella musica del maestro la capacità di far convergere molteplici tematiche, dal registro classico all’epicità, dal senso continuo della narrazione alla malinconia del tempo, dalla capacità di caratterizzare i personaggi ai motivi declinati sottoforma di linguaggio simbolico. Musicista capace di impastare registro sofisticato e registro popolare, Morricone ha instaurato con Sergio Leone un connubio che ancora oggi tutto il mondo ci invidia, creando, con Un pugno di dollari del 1964, il filone dello Spaghetti western. Questo film, che Leone dedicherà al padre Vincenzo, riscrive la grammatica del western e ha nelle musiche di Morricone un vero e proprio personaggio. La colonna sonora abbandona la cornice e diventa personaggio a tutto tondo, che sviluppa potenza emotiva e fascino evocatorio, risultando un testamento di linguaggio autonomo e originale. Su questo versante il carillon di Per qualche dollaro in più parte dal film e inizia un suo percorso autonomo, utilizzato di fatto in pubblicità, eventi culturali o riproposto in letture musicali, teatrali e via discorrendo. Questa diventa la forza della musica di Morricone nel corso dei decenni, una musica sinfonica molto caratterizzata, una sorta di documento simbolico e storico capace di attrarre, in maniera trasversale, moltissime generazioni.

Nella sua lunga attività Morricone vincerà un Oscar alla carriera nel 2007 e un Oscar nel 2016 per le musiche di The Hateful Eight, in cui collabora con il suo “fan” Tarantino, tre Grammy Awards, quattro Golden Globes, dieci David di Donatello, undici Nastri d’argento, un Leone d’Oro alla carriera e altri innumerevoli riconoscimenti a livello nazionale e internazionale.

Ennio Morricone fa parte, insieme a Umberto Eco, Federico Fellini, Sergio Leone, Luciano Pavarotti, di quelle personalità italiane capaci di ri-scrivere il linguaggio artistico creando ammirazione e sana invidia da parte degli altri. Gli americani, se avessero potuto, avrebbero tranquillamente “strappato” il genio Morricone al suo mondo italiano, romano, rionale e ad una grandezza nel senso letterale del termine, di un modo di fare musica, arte, cinema denso di significato, di emozione e suggestione. Ci lascia dunque un autore moderno, un musicista che ha dato tanto alla cultura italiana, che ha esportato cultura italiana e che continuerà ad emozionare intere generazioni. La sequenza finale di C’era una volta il West diventa il suo testamento artistico, con una musica epica e malinconica che ci racconta di una fine e di un nuovo inizio al tempo stesso, di una riconfigurazione fatta di tempismo e grandezza, di ricordo, memoria e sguardo nostalgico.

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