(Serie TV) 1992 – Sky: Un affresco su Tangentopoli e Mani Pulite

(Serie TV) 1992 – Sky: Un affresco su Tangentopoli e Mani Pulite

Le andrebbe un po’ d’acqua? … Antonio Di Pietro è appena rientrato nella sala dell’interrogatorio e si rivolge alla donna lì presente che è la moglie dell’ingegner Mario Chiesa, quest’ultimo la prima pedina che il 17 febbraio 1992 dà inizio alle danze di Tangentopoli e Mani Pulite. Lo spettatore non sa ancora, ne verrà a conoscenza dopo alcune sequenze, che i conti segreti di Chiesa, dirottati in Svizzera, riportano come nome due famose etichette di acqua minerale e naturale. E su questo gioco di scrittura continua, che aleggia cinicamente (e sia ben chiaro non affonda didascalicamente) su un biennio tra i più importanti per la Storia d’Italia, che si dipana la serie televisiva, targata Sky, 1992.

L’intento degli autori sembrerebbe quello di mostrare una tela in cui i personaggi, e siamo solo ai primi due episodi, ancora non riescono a rendersi conto del caos che di lì a poco li investirà nonostante abbiano già una back story con un trauma. C’è infatti il poliziotto Luca Pastore, che inizia a essere sguinzagliato da Di Pietro, che ha bisogno di soddisfare una vendetta, c’è Leonardo Notte, capace manager di Publitalia, che si porta un segreto dal passato, c’è Pietro Bosco, strumento della Lega, che ritorna dall’inferno dell’Iraq, c’è Veronica Castello, escort dal fisico mozzafiato e dallo sguardo malinconico, che da tempo non si parlava con la madre appena deceduta, c’è la sorella di quest’ultima, giornalista frustrata e a caccia di notizie, che rappresenta l’humus dell’opinione pubblica davanti al Palazzo di Giustizia di Milano, c’è Bini Mainaghi, figlia depressa e svogliata di un magnate della “Milano da bere”, che si sente un pesce fuor d’acqua. Un affresco continuo, una volontà di non seguire passo dopo passo le vicende di quegli anni ma concedere degli strappi visivi coordinati da un canovaccio storico, con quest’ultimo che lascia manovra ai personaggi, alle loro proiezioni simboliche. Abbiamo così il corpo che diventa detonatore emozionale e il sesso significante di potere, con la carezza di un imputato ad una giornalista che diventa rimando di memoria a quei giorni di inizio indagine dove entrano in cortocircuito potere esecutivo, giudiziario e legislativo.

La scenografia e il mondo di 1992 sono ricostruiti nel dettaglio e continuamente emergono territori visivi, immagini che hanno bombardato l’occhio e il subconscio degli italiani (non a caso Notte paragona l’attenzione e lo spirito critico del televisionario medio italiano a un bambino appena approdato alle scuole medie). Di lì a pochi a mesi arriverà come un treno il berlusconismo con le sue fiere televisive, e quindi già da questi primi due episodi abbiamo la percezione di un mondo che va verso delle convergenze preoccupanti come le bimbe di Non è la Rai che spuntano in tv e narcotizzano lo sguardo, le immagini a più schermi dell’assassinio di Salvo Lima, le tv private che bombardano 24 ore su 24 l’homo vidensteorizzato da Sartori e che presto perderanno come partner proprio Berlusconi, favorito dal “Cinghialone”, colui il quale non può essere “nominato” nel covo dipietrista.

Non bisogna dunque considerare 1992 come una copia referenziale di quel biennio particolare e oscurantista, viceversa i suoi personaggi, che recitano e si muovono con virtù nel quadro, creano un loro percorso per suggestionare lo spettatore che, autonomamente e senza essere troppo imboccato, mentre la serialità continua verticalmente, può usufruire di una precisa, ma non esaustiva, orizzontalità per avere esclusivamente un termine di paragone, non certo per studiare giornalisticamente Tangentopoli. La giusta mancanza di schieramento della scrittura non dovrebbe essere intesa come un desiderio di crearsi un guscio, o di bypassare eventuali giudizi, viceversa il tutto parte dalla consapevolezza che i protagonisti, , appunto perché alberganti in un periodo fosco e nebuloso, vivono ogni loro azione e ogni loro punto di vista come occasionale, reversibile. Qui i buoni e i cattivi si confondono e qualsiasi traiettoria prospettica è continuamente condizionata.

Una serie italiana che, come nel caso di Gomorra, può essere, ad oggi, tranquillamente accostata alle opere seriali americane e non resta che attendere i prossimi episodi e vedere come, nell’affresco, i personaggi sapranno ancor di più intrecciarsi e significare. cineFRAMMENTI seguirà l’evolversi dei prossimi episodi.

 

Trovate l’articolo anche al seguente link: http://www.close-up.it/televisionarieta-1992-ep-01-02

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